giovedì 30 agosto 2007

I tagli alle tasse? Non ci sono più


di Fabrizio Ravoni - giovedì 30 agosto 2007

Roma - Tommaso Padoa-Schioppa ha ieri rivelato ai suoi viceministri e sottosegretari riuniti al ministero di avere due punti fermi per la prossima legge finanziaria: il Dpef e la tregua fiscale. Ed è fiducioso che dai ministeri arriveranno sufficienti indicazioni per tagliare la spesa. «Nel complesso - confidano i partecipanti all’incontro - Padoa-Schioppa ha in mente una manovra soft», 10-15 miliardi al massimo. Argomenti poi affrontati a cena a Palazzo Chigi con Romano Prodi. E ciò è reso possibile grazie al reale andamento delle entrate e ad una «dimenticanza» del Dpef: il cosiddetto «quadro programmatico» sul quale disegnare la manovra.

La dimenticanza. Nel Dpef è presente solo il quadro a legislazione vigente. Esso indica per il 2007 entrate complessive (fiscali e contributive) per 715,4 miliardi di euro; e per il 2008 per 742,8: l’incremento del 3,8% è legato all’andamento nominale dell’economia. Il ministero dell’Economia, però, ha comunicato che quest’anno le entrate sono già arrivate a 720 miliardi (e potrebbero crescere ancora). Ne consegue che se al livello a cui sono giunte si applica l’incremento legato all’andamento nominale dell’economia (con l’aggiunta di un quoziente di elasticità), le entrate per il 2008 a legislazione vigente arriverebbero a 752 miliardi di euro; o, forse, addirittura a 760 miliardi di euro, nel caso in cui il gettito di quest’anno dovesse ulteriormente salire fino a sfiorare i 730 miliardi. E qui arriviamo alla «dimenticanza». I 752 o i 760 miliardi di gettito a legislazione vigente verrebbero fatti coincidere dal ministero dell’Economia con il gettito programmatico per il 2008.

I motivi. In questo modo, il ministro ha ragione a puntare sulla «tregua fiscale». «Non ci saranno maggiori tasse con la finanziaria», ha detto Padoa-Schioppa. Il quadro a legislazione vigente delle entrate, quindi, deve coincidere con quello programmatico. Per via «spontanea», il gettito crescerà il prossimo anno di una cifra compresa fra i 10 e 18 miliardi. Vale a dire, la differenza fra l’andamento reale a legislazione vigente del gettito e il dato fissato dal Dpef. Insomma, senza toccare alcuna leva tributaria, Padoa-Schioppa si trova già in cassa le risorse per soddisfare almeno metà, se non di più, delle maggiori spese indicate dal Dpef (21 miliardi).

La manovra. Grazie al giochetto di far coincidere il gettito a legislazione vigente con quello programmatico (segreto che il ministero dell’Economia custodisce meglio della ricetta della Coca-Cola), Padoa-Schioppa deve recuperare 10-15 miliardi di euro: «una manovra soft», come la definiscono i sottosegretari che hanno partecipato alla riunione di ieri. E la maggior parte di questi risparmi, il ministro la attende dai consigli che entro il 10 settembre gli dovranno far pervenire i colleghi di governo: un miliardo a dicastero. Mentre lo scambio suggerito dalla Confindustria fra riduzione degli incentivi alle imprese con punti di Ires dovrebbe essere a saldo zero. Rischia di allontanarsi, poi, l’idea di una riduzione delle aliquote Ici; semprechè non vengano ritoccati gli estimi catastali. Ieri, per esempio, di Ici non si è parlato nel vertice al ministero.

Crescita. A rendere difficile, se non impossibile, la concessione di agevolazioni fiscali sulla prima casa ed altre riduzioni fiscali è l’andamento della crescita. Per il 2008, il governo ha stimato una crescita dell’1,9% per centrare l’obbiettivo di deficit del 2,2%. Il Centro studi della Confindustria non fa proiezioni sul prossimo anno, ma rileva che quest’anno l’aumento del Pil non sarà del 2%, ma si fermerà all’1,8%. L’Isae, invece, stima per il prossimo anno una crescita dell’1,8%; la Banca d’Italia e l’Ocse all’1,7%. Ma le previsioni erano precedenti alla flessione sull’economia internazionale prodotta dalla crisi dei mutui americani. Al ministero dell’Economia le stime non sono ancora pronte; ma c’è una corrente di pensiero che vorrebbe fissare l’aumento del Pil fra l’1,5 e l’1,7%. In tal caso, il deficit dal 2,2 previsto passerebbe al 2,3-2,4%. E Padoa-Schioppa dovrebbe portare la manovra a sfiorare i 20 miliardi.

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