mercoledì 25 luglio 2007

Intercettazioni, siluro di Bertinotti ai Ds

di Anna Maria Greco - mercoledì 25 luglio 2007

Roma - Gli ispettori del ministero della Giustizia, attivati dal Guardasigilli Clemente Mastella, chiedono le due ordinanze del gip milanese Clementina Forleo sulle intercettazioni dei politici che riguardano le scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs. Dovranno accertare se ci siano valutazioni «non pertinenti», come ha detto lunedì Giorgio Napolitano, presiedendo il Csm e come è avvenuta la fuga di notizie sugli atti che solo oggi dovrebbero essere inviati alle Camere, ma i mass media hanno diffuso già il 20. Sulla base della loro relazione, il ministro potrà decidere di inviare gli ispettori negli uffici giudiziari di Milano.

Ma il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, avverte: «In questa fase i parlamentari devono dimostrare non solo di essere al di sopra di ogni sospetto, ma di non avere alcun privilegio, neppure un’apparenza di privilegio, e quando l’avessero di disporlo in modo da cominciare una discussione politica senza elementi di turbamento». E aggiunge che intende lavorare per evitare tensioni, riferendosi anche all’intervento di Napolitano: «Siamo in un momento di crisi politica, ma un conflitto tra le istituzioni è un serio rumore di fondo. Bisogna evitare questo rischio, non vedo nulla di peggio».

Il magistrato milanese ha chiesto alle Camere l’autorizzazione a utilizzare 68 delle 73 telefonate intercettate tra 6 parlamentari e alcuni indagati nelle inchieste ma, soprattutto dopo l’intervento del Quirinale, è lei a trovarsi nel mirino. Tra gli attacchi politici del centrosinistra e il rischio di un procedimento disciplinare, per il quale il Procuratore generale della Cassazione ha già mosso lunedì i primi passi chiedendo a Milano gli atti che proprio ieri gli sono stati trasmessi dalla Corte d’appello.

Ora anche il ministro vuole verificare se nei provvedimenti della Forleo ci siano «anomalie» e come si sia verificata la fuga di notizie di venerdì scorso. Il Guardasigilli ha già espresso perplessità su questo fatto ma quel giorno, in effetti, gli atti sono stati depositati a disposizione delle parti e il segreto è venuto a cadere. Il Gip, da quel momento, ha a disposizione 10 giorni per la comunicazione al Parlamento.

Bertinotti spiega che appena arriverà l’ordinanza del Gip di Milano «verrà girata alla giunta che istruirà il caso e poi passerà in aula, in cui verrà chiesto il parere se concedere o no le intercettazioni». Il suo intervento non piace al segretario dello Sdi Enrico Boselli, che lo invita a evitare «interventi impropri», dando «suggerimenti» alla Giunta che dovrà decidere «autonomamente» la proposta da presentare all’aula di Montecitorio. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, dice invece che la posizione di Bertinotti lo «rappresenta a sufficienza». Lo preoccupa l’idea che un magistrato abbia come «portavoce un parlamentare», dice riferendosi a Giulia Bongiorno di An, che è anche legale della Forleo.

Il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro si augura che «non ci sia alcun tentativo di fermare le indagini e che il Parlamento dia la possibilità al giudice di giudicare con tutte le carte in mano, altrimenti non farebbe l’interesse del Paese e nemmeno degli interessati». Il leader dell’Idv difende l’ex collega Forleo, che ripete di essere «soggetta solo alla legge». Di Pietro usa quelle stesse parole: «Fino a quando avremo un giudice che risponde solo alla legge e non al potere politico di turno, avremo un Paese libero, democratico e uno Stato di diritto».

Diversa è la posizione del suo eterno antagonista Mastella: invita Milano ad ascoltare il monito del Quirinale, che condivide pienamente e respinge l’accusa di voler difendere la «casta politica»: «Difendo prerogative costituzionali», precisa prima che arrivi il significativo invito di Bertinotti. Il Guardasigilli è molto irritato dall’ennesimo scontro con Di Pietro. Dice che venerdì non sarà al Consiglio dei ministri «anche per dare un segnale».

Gli accertamenti preliminari degli ispettori sulle ordinanze, intanto, vanno avanti. Poteva la Forleo definire «consapevoli complici» i politici che parlavano con Consorte e Ricucci, cioè i ds Fassino, D’Alema, La Torre e gli azzurri Cicu, Grillo, Comincioli? Oppure ha compiuto una violazione, ha sconfinato dalla sua competenza sostituendosi al Pm che è l’unico titolare dell’azione penale?

Una volta avuta la relazione, Mastella potrà prendere tre decisioni: archiviare il caso perché non ci sono abusi; far avviare dagli ispettori una istruttoria ascoltando il Gip di Milano; esercitare subito l’azione disciplinare nei confronti del magistrato, se ritiene ci siano violazioni palesi. In quest’ultimo caso, l’istruttoria sarebbe affidata al Pg della Cassazione e l’eventuale «processo» si svolgerebbe davanti al Csm.

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