Se Di Pietro ritira la fiducia a Visco
Roma, 30 MAG (Velino) - La decisione di Antonio Di Pietro di far presentare questa mattina al Senato dall'Italia dei valori una mozione con la quale si impegna il governo a ritirare la delega al viceministro Vincenzo Visco sulla Guardia di finanza, potrebbe aiutare la navigazione ormai a vista di Romano Prodi in questa vicenda che appare sempre piu' grave e che dopo le prime anticipazioni di oltre una settimana fa del Giornale, si arrichisce ogni giorno di piu' di particolari inediti e ancora piu' imbarazzanti per Visco e per il governo. L'ipotesi di imporre una tregua fra il viceministro delle Finanze e il comandante generale delle Fiamme gialle Roberto Speciale era gia' stata ventilata da esponenti di primo piano della maggioranza al premier: avrebbe permesso da subito di raffreddare il clima e togliere dall'impaccio il governo in attesa che la procura della Repubblica di Roma e la procura militare decidano che nessun reato fu compiuto dal viceministro - cosi' si augurano – in linea con quanto gia' e' avvenuto a Milano che ha chiuso l'anno scorso, dopo pochi mesi, le indagini. Anche l'opposizione, come aveva sostenuto per primo il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, avrebbe accettato una soluzione in tal senso. Ma Visco non ha mai accettato fino a ora di rinunciare, almeno formalmente, ad una delle deleghe affidategli da Tommaso Padoa-Schioppa. Il ministro dell'Economia e della Finanze l'anno scorso gli consegno' "il potere di direttiva (...) nei confronti della Guardia di finanza", ma nello stesso atto si spiegava che Visco "esercita tutti i poteri delegati ai sensi del comma 2". Un comma nel quale si dettagliano i confini della delega: "L'Esercizio di tutti i poteri inclusa la firma di atti e provvedimenti, l'attribuzione e la revoca di nomine ed incarichi previsti dalle disposizioni vigenti in ordine al Dipartimento per le politiche fiscali, alle agenzie fiscali, alla Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, al Secit, alla Scuola superiore dell'Economia e delle finanze". Nessuna previsione, quindi, del potere di nomina o trasferimento nella Gdf.
L'iniziativa dipietrista riapre la questione, si aggiunge alla mozione quasi identica gia' presentata dalla Cdl ed appare, appunto, come una delle vie d'uscita che ha il governo fino al 6 giugno prossimo, data in
cui al Senato verra' discussa e, forse, votata. Un dibattito in Aula, comunque, e' una ipotesi che molti nell'Unione vorrebbero scongiurare: troppe lettere, troppi atti e documenti, troppi testimoni per ritenere che, comunque si esprimano i senatori, la vicenda possa essere chiusa. Si lavora allora a un atto di "responsabilita'" del viceministro che in fin dei conti dovrebbe rinunciare "soltanto" al comma tre della delega, ben poca cosa rispetto ai guasti di uno scontro politico sempre piu' aspro fra maggioranza e opposzione e, purtroppo per il viceminsitro, anche all'interno del centrosinistra. Il braccio di ferro, fra l'altro, sta rendendo la posizione del comandante delle Fiamme gialle sempre piu' forte. Se da un lato almeno due generali di corpo d'armata, Gianni Botondi e Mauro Del Vecchio, aspirano a sostituirlo, dall'altro nell'esercito e nei corpi di Polizia speciale ha visto aumentare il proprio carisma. E ogni ipotesi di sostituzione o avvicendamento potrebbe apparire come una vera e propria ritorsione.
mercoledì 30 maggio 2007
Se Di Pietro ritira la fiducia a Visco
alle 16:27
Categoria:
agenzie di stampa
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